Coliman compresse
Coliman è una associazione di Uva Ursina e D-Mannosio coadiuvante nei trattamenti mirati al benessere fisiologico dell'apparato urinario. Per le sue caratteristiche dei componenti viene considerato un antibiotico naturale.
Confezione
30 cpr da 970 mg
Ingredienti
Uva ursina (Arctostaphylos uva -ursi ) Estratto secco titolato al 20 % in Arbutina
D-mannosio 500 mg
Modo d'uso consigliato
3 compresse al giorno a giudizio del curante
Prezzo per confezione da 30 cpr
Euro 23,00
Indicazioni
Coadiuvante al trattamento di cistiti acute e croniche , prostatiti, incrementi di psa, colibacillosi, infezioni da cateterismo, nefrostomie, urostomie.
Distribuzione
Ellimann srl
Via Cario Campana , 14
47922 rimini (RN)
ellimann@virgilio.it
Produzione
Laboratorio terapeutico MR
Via Domenico Veneziano Firenze
Coliman , è una associazione tra Uva Ursina e D-Mannosio studiata per controbattere efficacemente la diffusione dei germi nell'apparato urinario e le relative infezioni susseguenti. Può essere considerato una OPZIONE TERAPEUTICA, un "antibiotico naturale " che impedisce , attraverso le proprietà della Arbutina e del D-Mannosio , l'attecchimento batterico su organi urinari e su presidi medici (cateteri, placche, urostomie, nefrostomie).
E' consigliato l'uso di Coliman nelle INFEZIONI delle VIE URINARIE
Cistiti acute e croniche
Pielonefriti (infezioni del rene)
Colibacillosi
Infezioni da sindrome ostruttiva prostatica
Prostatiti croniche
Infezioni da catetere vescicale
Infezioni da cateteri urostomici
Infezioni da nefrostomie
Profilassi delle infezioni urinarie
Batteriurie da escherichia Coli ed Enterobatteri
Uva Ursina
Uva ursina è un antisettico urinario, tradizionalmente impiegato in fitoterapia nel trattamento della cistite e delle infezioni delle vie urinarie.
Il suo principio attivo è l'arbutina, che idrolizzata a livello intestinale libera subito principi attivi ( idrochinone ) che vengono liberati nelle vie urinarie..
D-Mannosio
Il D-mannosio è un monosaccaride ( cioè uno zucchero semplice) che, per la commercializzazione si estrae dal legno della betulla. Il suo impiego clinico deriva dal fatto che ha forte affinità per le lectine della escherichia coli, della klebsiella pneumoniae e della salmonella legandosi ad esse impedisce a questi batteri di aderire alle mucose vescicali.
Tenore per dose giornaliera per tre compresse |
||
|
|
|
|
|
Indicazioni principali: infezioni non complicate della vescica.
Azione prevalente: azione antisettica urinaria.
Altre azioni: anti-infiammatoria.
FAMIGLIA: Ericaceae.
HABITAT: E’ originario delle zone montagnose dell'emisfero nord, dove preferisce posizioni parzialmente soleggiate con terreno acido.
PARTE USATA: Le foglie.
PREPARAZIONI FARMACEUTICHE CONSIGLIATE: La forma preferibile è l'estratto secco nebulizzato e titolato in arbutina anidra min. 10% (Farm. Italiana X), la cui posologia giornaliera è di 7-10 mg./kg, suddivisi in due somministrazioni preferibilmente lontano dai pasti. Siccome gli studi su questa droga sono stati condotti con estratti diversi con titoli diversi, il valore posologico suddetto rappresenta un valore medio indicativo. Coliman contiene estratto secco titolato al 20 %.
COMPOSIZIONE CHIMICA: i principi attivi principali sono degli eterosidi fenolici, rappresentati soprattutto dall'arbutina e dalla metil-arbutina. Per idrolisi l'arbutina libera un difenolo, che si ossida immediatamente a idrochinone. Inoltre contiene forti quantità (15-20%) di tannini gallici derivanti dal pentagalloilglucosio. Sono anche presenti dei flavonoidi, in particolare glucosidi della quercetina e della miricetina, dei triterpeni, soprattutto acido ursolico, uvaolo e derivati dell'amirina, un iridoide chiamato monotropeoside e un idrossiacetofenone detto piceoside. Abbondanti sono anche i tannini, in particolare polifenoli del genere dei gallotannini. Si ritrovano anche acidi fenolici.
PROPRIETÀ TERAPEUTICHE:
Azione antisettica urinaria: questa droga viene usata come antisettico delle vie urinarie, dal momento che l'idrochinone, dotato di spiccata azione antibatterica in vitro, subisce nel fegato una glucurono e una sulfoconiugazione e poi viene eliminato per via renale. L'azione antisettica urinaria dell'idrochinone richiede, per manifestarsi appieno, un pH alcalino delle urine e una concentrazione di principio attivo di almeno 60 microgrammi/ml. Il miglior alcalinizzante urinario da usare assieme a questa droga sembra essere l'idrogenocarbonato di sodio.
È stato dimostrato che la capacità di molti germi gram - di aderire alla superficie delle cellule da infettare è fondamentale per il loro potere patogeno, e questa caratteristica dipende strettamente dall'idrofobicità della superficie batterica. Infatti numerosi ceppi di Escherichia coli presenti nelle urine si sono dimostrati capaci di aderire alle cellule vescicali.
Il pretrattamento di questi ceppi batterici con estratto idroalcoolico di uva ursina aumentava notevolmente l'idrofobicità della loro superficie, ostacolando in tal modo la loro adesione alle cellule da infettare e quindi la loro infettività.
Azione antiflogistica: In un gruppo di ratti è stato studiato l'effetto antiflogistico dell'arbutina provocando una dermatite da contatto tramte picril cloruro e globuli rossi di pecora iniettati localmente. L'arbutina era somministrata per os alle dosi di 10 e di 50 mg/kg subito dopo e 16 ore dopo l'applicazione degli irritanti, ma non determinava apprezzabili effetti anti-infiamatori, mentre la somministrazione di questa sostanza 24 ore dopo determinava un evidente azione antiflogistica. Aggiungendo all'arbutina il prednisolone o il desametazone l'azione antiflogistica era superiore a quella evidenziata dagli steroidi da soli, i quali provocavano un calo del peso del timo e della milza che invece non era causato dall'arbutina.
L'aggiunta all'arbutina dell'indometacina causava un effetto antiflogistico superiore a quello dell'indometacina da sola, e tale effetto sinergico tra le due sostanze era evidente anche in caso di edema indotto da carragenina o di artrite indotta da adiuvanti. Non sono ancora noti i meccanismi per spiegare tale effetto anti-infiammatorio dell'arbutina.
Uno studio in vitro ha esaminato l’effetto dell’idrochinone sul rilascio delle citochine, sulla fagocitosi, sulla produzione di NO, sulla generazione di ROS, sull’adesione cellula-cellule/cellula-fibronectina e sulla proliferazione dei linfociti. Si è visto che l’idrochinone sopprimeva la produzione di citochine flogogene (TNF alfa, IL1beta e IL6), di NO, la generazione di ROS, l’incorporazione fagocitica del destrano, l’iperproduzione di molecole costimolatorie, l’adesione cellula-cellule delle cellule U937 indotta da CD18 e CD29 e la proliferazione dei linfociti splenici e del midollo osseo. Lo studio indica che l’idrochinone può inibire la risposta infiammatoria mediata dai monociti, dai macrofagi e dai linfociti in vitro (9).
EFFETTI INDESIDERATI: nessuno conosciuto a tutt’oggi.
INTERAZIONI CON FARMACI: nessuna conosciuta a tutt’oggi.
CONTROINDICAZIONI: è controindicato in gravidanza, specialmente nel primo trimestre, poiché può indurre contrazioni uterine e favorire il distacco della placenta e durante l’allattamento. Non va usato nel bambino al di sotto dei 9 anni di età.
TOSSICOLOGIA: La DL 50 per os è superiore a 2 g/kg nel ratto.
Uno studio ha valutato se l’idrochinone potesse essere rilasciato durante la fermentazione intestinale e passare nel torrente ematico. L’arbutina si è dimostrata stabile nello stomaco a ph 3,0 e viene convertita a idrochinone da parte della flora batterica intestinale, in particolare dai seguenti ceppi batterici: Eubacterium ramulus, Enterococcus casseliflavus, Bacteroides distasonis e Bifidobacterium adolescentis. L’azione maggiore è posseduta dall’Eubacterium ramulus. L’arbutina non induce mutazioni in cellule V79 di cavia coltivate in vitro, mentre l’idrochinone può avere in questo contesto azione mutagena. In presenza di Eubacterium ramulus l’arbutina diveniva mutagena perché veniva trasformata in idrochinone. Lo studio indica che l’idrochinone ha azione mutagena, il che potrebbe esporre a rischi a livello della mucosa del colon (7).
Una metanalisi (Settembre 2006) ha valutato la potenziale tossicità dell’idrochinone usato come schiarente cutaneo. Sono stati reperiti numerosi studi in vitro e nell’animale, che indicano come questa sostanza abbia azione mutagena a livello epidermico, in particolare per un uso cronico. La metanalisi conclude affermando che l’uso cronico dell’idrochinone come agente schiarente cutaneo dovrebbe essere proibito (8).
BIBLIOGRAFIA:
1)Bruneton J. Pharmacognosie phytochimie des plantes medicinales. Ed. Lavoisier, Paris, 1993.
2)Turi M. et al. Influence of aqueos extracts of medicinal plants on surface hydrophobicity of Escherichia coli strains of different origin. APMIS 105, 956-962, 1997.
3)Matsuda H. et al. Pharmacological study on Arctostaphylos uva ursi (L.) Spreng. Combined effects of arbutin and prednisolone or dexamethazone on immuno-inflammation. Yakugaku Zasshi 110, 68-76, 1990.
4)Matsuda H. et al. Pharmacological studies on leaf of Arctostaphylos uva ursi (L.) Spreng. Combined effects of arbutin and indomethacin on immuno-inflammation. Yakugaku Zasshi 111, 253-258, 1991.
5)Jahodar L. et al. Investigation of iridoid substances in Arctostaphylos uva-ursi. Pharmazie 33, 536-537, 1978.
6)Matsuda H. et al. Pharmacological studies on leaf of Arctostaphylos uva ursi (L.) Spreng. Effect of water extract from Arctostaphylos uva ursi (L.) Spreng (bearberry leaf) on the antiallergic and antiinflammatory activity of dexamethasone ointment. Yakugaku Zasshi 112, 673-677, 1992.
7)Blaut M. et al. Mutagenicity of arbutin in mammalian cells after activation by human intestinal bacteria. Food Chem Toxicol. 2006 Jul 8; [Epub ahead of print].
8)Kooyers T.J. et al. Toxicology and health risks of hydroquinone in skin lightening formulations. J Eur Acad Dermatol Venereol. 20(7):777-80, 2006.
9)Cho J.Y. et al. Suppressive effect of hydroquinone, a benzene metabolite, on in vitro inflammatory responses mediated by macrophages, monocytes, and lymphocytes. Mediators Inflamm. 2008;2008:298010. Epub 2009 Jan 14
Si discute tanto sul ruolo del d-mannosio nel trattamento delle infezioni delle vie urinarie. Coliman è un prodotto creato sulla base degli innumerevoli studi condotti sul mannosio e sul suo ruolo di protezione dagli agenti batterici.
Abbiamo voluto inserire a testimonianza di quello che diciamo una proficua e notevole bibliografia tratta da NBCI (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed ), la potrete consultare direttamente anche voi per soddisfare le vostre domande.
Il D-mannosio è un monosaccaride ( cioè uno zucchero semplice) che, per la commercializzazione si estrae dal legno della betulla.
Il D-mannosio ha forte affinità per le lectine degli [link:1]escherichia coli,[/link:1] della [link:2]klebsiella pneumoniae[/link:2] e della legandosi ad esse impedisce a questi batteri di aderire alle mucose vescicali.
Il D-mannosio si lega inoltre alle cellule della stessa mucosa vescicale formando uno strato protettivo simile a quello dei glucosamminoglicani danneggiato dalle infiammazioni ricorrenti, rendendo possibile l'espulsione dei batteri tramite la minzione. Tale effetto è stato verificato in studi su animali.
E' pertanto considerato un potente antibiotico naturale da utilizzare sia nelle profilassi delle cistiti recidivanti, sia nel trattamento delle cistiti acute, sia nei portatori di catetere a permanenza , che nelle infezioni urinarie in gravidanza, portate avanti da germi fimbriati.
E' estremamente tollerato e pressochè privo di effetti collaterali. Non altera la flora batterica intestinale.
Può essere assunto dai bambini, dai diabetici e dalle donne in gravidanza.
La dose giornaliera raccomandata varia a seconda della indicazione.
2-3 grammi al giorno nelle fasi acute della infezione
1-2 grammi nella profilassi delle infezioni urinarie
E' consigliata la assunzione a digiuno
Proprietà
Le proprietà di questa molecola le citeremo mano a mano estrapolandole dalla bibliografia presente in letteratura. Potete leggerle negli ipertesti in rosso che sottostanno alla relativa bibliografia.
J Lab Physicians. 2010 Jul;2(2):70-3.
An approach to uropathogenic Escherichia coli in urinary tract infections.
Ranjan KP, Ranjan N, Chakraborty A, Arora DR.
SourceDepartment of Microbiology, Pt. B D Sharma Postgraduate Institute of Medical Sciences, Rohtak, Haryana, India.
Abstract
PURPOSE: To study the occurrence and characterization of Uropathogenic Escherichia Coli (UPEC) in cases with urinary tract infections.
MATERIALS AND METHODS: A total of 220 symptomatic cases from urinary tract infections and 50 stool samples from apparently healthy individuals were included. The colonies identified as Escherichia Coli were screened for virulence factors, that is, hemolysin, Mannose Resistant and Mannose Sensitive Hemagglutination (MRHA, MSHA), Cell surface hydrophobicity, and Serum resistance.
RESULTS: Among the 220 cases 91 (41.36%) were hemolytic, 68 (30.90%) showed MRHA, 58 (26.36%) were cell surface hydrophobicity positive, and 72 (32.72%) were serum-resistant. In 50 controls, three (6%) were hemolytic, six (12%) showed MRHA, nine (18%) showed cell surface hydrophobicity, and 12 (24%) were serum-resistant. The difference between cases and controls for hemolysis and MRHA were significant (P<0.001 and P<0.01, respectively). A total of 14 atypical E. coli were isolated from the urine and all showed the presence of one or the other virulence markers. Out of the 18 mucoid E.coli isolated, 10 were serum-resistant.
CONCLUSIONS: The present study revealed that out of 220 urinary isolates, 151 could be labeled as UPEC.
("Women's Encyclopedia of Natural Medicine", Di Tori Hudson, pag 70)
Negli Stati Uniti il D-mannosio è utilizzato da più di 30 anni per prevenire e curare infezioni delle basse vie urinarie e numerosi sono gli studi a riguardo (Michaels E, Chmiel J, Plotkin B, Schaeffer A. "Effect of D-mannose and D-glucose on Escherichia coli bacteriuria in rats", Urol Res. 1983;11:97-102).
Approdato da poco anche in Italia sta lentamente accumulando consensi da parte della classe medica e numerose testimonianze di efficacia da parte dei pazienti fruitori
Vista l'efficacia del d-mannosio sui batteri vescicali e vista la sua impossibilità di penetrazione in altri distretti corporei, si sta ora cercando di sintetizzare mannosio che riesca ad essere metabolizzato e ad arrivare in tutti gli organi per sconfiggere infezioni diverse da quelle urinarie senza l'uso di antibiotici .
(http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16564136 http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19343765)
Più aumenta la divulgazione dell'efficacia del d-mannosio e più il prodotto diventa "scomodo" per chi sulle infezioni urinarie finora ha avuto grossi vantaggi economici.
Biochim Biophys Acta. 2006 Apr;1760(4):527-37. Epub 2006 Jan 18.
Carbohydrates as future anti-adhesion drugs for infectious diseases.
Sharon N.
Department of Biological Chemistry, The Weizmann Institute of Science, Rehovot, Israel.
Nathan.sharon@weizmann.ac.il
PMID: 16564136 [PubMed - indexed for MEDLINE]
Abstract
Adhesion of pathogenic organisms to host tissues is the prerequisite for the initiation of the majority of infectious diseases. In many systems, it is mediated by lectins present on the surface of the infectious organism that bind to complementary carbohydrates on the surface of the host tissues. Lectin-deficient mutants often lack the ability to initiate infection. The bacterial lectins are typically in the form of elongated submicroscopic multi-subunit protein appendages, known as fimbriae (or pili). The best characterized of these are the mannose-specific type 1 fimbriae, the galabiose-specific P fimbriae and the N-acetylglucosamine-specific fimbriae of Escherichia coli. Soluble carbohydrates recognized by the bacterial surface lectins block the adhesion of the bacteria to animal cells in vitro. Aromatic alpha-mannosides are potent inhibitors of type 1 fimbriated E. coli, being up to 1000 times more active than MealphaMan, with affinities in the nanomolar range. This is due to the presence of a hydrophobic region next to the monosaccharide-binding site of the fimbriae, as recently demonstrated by X-ray studies. Polyvalent saccharides (e.g., neoglycoproteins or dendrimers) are also powerful inhibitors of bacterial adhesion in vitro. Very significantly, lectin-inhibitory saccharides have been shown to protect mice, rabbits, calves and monkeys against experimental infection by lectin-carrying bacteria. Since anti-adhesive agents do not act by killing or arresting the growth of the pathogens, it is very likely that strains resistant to such agents will emerge at a markedly lower rate than of strains that are resistant to antibiotics. Suitable sugars also inhibit the binding to cells of carbohydrate-specific toxins, among them those of Shigella dysenteriae Type 1, and of the homologous Verotoxins of E. coli, specific for galabiose. Appropriately designed polyvalent ligands are up to six orders of magnitude stronger inhibitors of toxin binding in vitro than the monovalent ones, and they protect mice against the Shigella toxin. The above data provide clear proof for the feasibility of anti-adhesion therapy of infectious diseases, although this has not yet been successful in humans. All in all, however, there is little doubt that inhibitors of microbial lectins will in the near future join the arsenal of drugs for therapy of infectious diseases.
Questo lavoro pubblicato nel 2006 dimostra come il D-Mannosio una volta assorbito (cioè una volta che dall'intestino passa nel circolo sanguigno) non viene trasformato in glicogeno e quindi non viene accumulato nel fegato o in altri organi, ne' viene utilizzato dall'organismo, ma viene eliminato attraverso il rene raggiungendo concentrazioni elevate nelle vie urinarie nelle quali esplicherà i suoi effetti adesivi ai batteri qui presenti. Il d-mannosio infatti possiede un'elevata affinità per le lectine (le zampe) mannosio-sensibili di molti batteri. I batteri, per poter scatenare la cistite (quindi l'infiammazione vescicale), devono attaccarsi alle pareti vescicali attraverso le lectine. Questa condizione è indispensabile perchè una cistite si manifesti. Se i batteri non si attaccano alle pareti vescicali non avremo infiammazione, non avremo dolore, non avremo cistite, ma semplice batteriuria, cioè presenza di batteri innocui nelle urine. La batteriuria non va trattata, se non in condizioni particolari come per esempio la gravidanza e la presenza di patologie renali.
Il d-mannosio, attaccandosi alle fimbrie dei batteri impedisce la loro adesione alle mucose urinarie. L'adesione dei due è fortissima ma il mannosio agisce in competizione con i batteri riuscendosi ad attaccare alle strutture vescicali prima di loro e fornendo uno strato protettivo sul quale i batteri scivolano. Una volta uniti al d-mannosio i batteri non possono più aderire alla vescica e restano liberi nell'urina venendo eliminati attraverso la minzione (wash out). Esiste anche un meccanismo competitivo dimostrato per il mannosio in quanto la capacità adesiva dei batteri al mannosio è superiore a quella degli stessi verso la vescica, pertanto il d-mannosio riuscirà a staccare anche i batteri già ancorati alla mucosa esercitando una pulizia continua. Per questo meccanismo si potrebbe realizzare una batteriuria significativa in assenza di sintomi , prevedibile in chi assume mannosio.
Type 1 fimbrial adhesin FimH elicits immune response which enhances cell adhesion of Escherichia coli. Tchesnokova V, Aprikian P, Kisiela D, Gowey S, Korotkova N, Thomas W, Sokurenko E.
Infect Immun. 2011 Jul 18. [Epub ahead of print]
PMID:21768279[PubMed - as supplied by publisher]
Mannose-binding lectin in pre-menopausal women with recurrent urinary tract infections. Colodner R, Nitzan O, Chazan B, Edelstein H, Raz R.
Clin Microbiol Infect. 2010 Sep;16(9):1394-8.
PMID:19886899[PubMed - indexed for MEDLINE]
Si è visto che nelle urine di molte donne affette da cistiti croniche manca o è scarsa la glicoproteina di Tamm Horsfall, che è prodotta dal rene e rilasciata nelle urine. Essa si lega alle lectine mannosio sensibili (di tipo1) dei batteri impedendone l'adesione alle pareti vescicali. Alcuni studi hanno dimostrato che topi sprovvisti di glicoproteina di Tamm Horsfall erano molto più suscettibili alle infezioni urinarie da parte di batteri provvisti di lectine di tipo 1, rispetto a topi con quantità normali di questa proteina nelle urine. La proteina di Tamm Horsfall è ricca di d-mannosio!
Anche le IgA (anticorpi presenti nelle secrezioni umane e quindi nelle urine, nella saliva, nei liquidi vaginali, ecc), come la proteina di Tamm Horsfall, inibiscono l'adesività dei batteri alle lectine di tipo 1.
La carenza di glicoproteine di Tamm Horsfall o di IgA potrà quindi essere compensata dall'assunzione di d-mannosio.
Adherence of Escherichia coli to sperm: a mannose mediated phenomenon leading to agglutination of sperm and E. coli. Wolff H; Panhans A; Stolz W; Meurer MFertil Steril. 1993, Jul; 60(1):154-8. [Fertility and sterility] [PubMed]
Abstract:
OBJECTIVE: To investigate the mechanism of adherence between Escherichia coli and sperm.
DESIGN: Experimental study performed with donor sperm and male genital tract-derived E. coli.
SETTING: Andrology unit of a university hospital.
PATIENTS: None.
INTERVENTIONS: Monitoring of sperm-E. coli agglutination; addition of sugars to block adherence; electron microscopy.
MAIN OUTCOME MEASURE: Sperm-E. coli agglutination.
RESULTS: Escherichia coli readily adhered to and agglutinated sperm. The phenomenon was observed at E. coli to sperm ratios as low as 1:20; maximum sperm agglutination involving approximately 90% of spermatozoa was seen with ratios of 1:5 or higher. By transmission electron microscopy, E. coli adherence was observed both on sperm heads and tails. Heteroagglutination could be blocked by D-mannose and alpha-methyl-mannopyranoside but not by other sugars. Preincubation of sperm or E. coli with mannose resulted in block of agglutination, indicating mannose-binding structures both on sperm and E. coli.
CONCLUSIONS: Adherence of E. coli to sperm is mediated by mannose and mannose-binding structures present on both cell types. Agglutination of sperm by E. coli may be relevant in male and female infertility.
Questo lavoro invece ci fa vedere come una delle complicanze legate alla prostatite possa essere l'aumento della agglutinazione rilevato allo spermiogramma. L'utilizzo del mannosio blocca la agglutinazione degli spermatozoi riducendo una delle cause della infertilità maschile.
J Infect. 2005 May;50(4):312-21.
Virulence characteristics of Escherichia coli strains causing acute cystitis in young adults in Iran.
Katouli M, Brauner A, Haghighi LK, Kaijser B, Muratov V, Möllby R.
Source
Microbiology and Tumorbiology Centre, Karolinska Institute, S-171 77 Stockholm, Sweden. mkatouli@usc.edu.au
Abstract
BACKGROUND:
Escherichia coli strains that cause cystitis posses virulence properties that facilitate their colonisation and persistence in the bladder. In Iran, despite the high number of the urinary tract infections, very few studies has been done to determine the role of these virulence properties in the pathogenesis of E. coli cyctitis.
PATIENTS AND METHODS:
Eighty-seven strains of E. coli, isolated from young adults with cystitis in Shiraz, Iran, were examined for the expression of type 1 and P-fimbriae, mannose resistant haemagglutination, haemolysin production, aerobactin-mediated iron uptake, O:K serotypes, biochemical phenotypes (BPTs) and their antibiotic susceptibility patterns.
RESULTS:
Seventy-six percent of the strains expressed multiple virulence properties. There was a significant correlation between the presence of aerobactin and the expression of type 1 fimbriae. All P-fimbriated strains produced aerobactin with 50% of them also coexpressing haemolysin. Of the 29 different O:K serotypes identified, 42% belonged to serotypes not commonly found among European serotypes associated with UTI. Strains of O groups 4 and 6 expressed more virulence factors than the others. A high resistance against ampicillin, trimethoprim and cotrimoxasol was observed among the isolates with 53% of the isolates showing multiresistance to these three antibiotics. Certain BPTs were also found among O:K serotypes with some containing strains of the same virulence profile.
CONCLUSION:
We conclude that certain colonal groups of E. coli are commonly associated with cystitis in young adults in Iran with strains possessing a combination of aerobactin and type 1 fimbriae being the dominant ones and belonging to serotypes not commonly found in Europe. We also conclude that the multiple antibiotic resistant E. coli strains causing cyctitis are highly prevalent in this part of the country.
Glycosylation changes as important factors for the susceptibility to urinary tract infection.
Taganna J, de Boer AR, Wuhrer M, Bouckaert J.
SourceUnit for Molecular Glycobiology, VIB Department for Molecular Biomedical Research, Ghent University, Technologiepark 927, 9052 Ghent, Belgium.
Abstract
FimH is the type 1 fimbrial tip adhesin and invasin of Escherichia coli. Its ligands are the glycans on specific proteins enriched in membrane microdomains. FimH binding shows high-affinity recognition of paucimannosidic glycans, which are shortened high-mannose glycans such as oligomannose-3 and -5. FimH can recognize equally the (single) high-mannose glycan on uroplakin Ia, on the urinary defence protein uromodulin or Tamm-Horsfall glycoprotein and on the intestinal GP2 glycoprotein present in Peyer's patches. E. coli bacteria may attach to epithelial cells via hundreds of fimbriae in a multivalent fashion. This binding is considered to provoke conformational changes in the glycoprotein receptor that translate into signalling in the cytoplasm of the infected epithelial cell. Bladder cell invasion by the uropathogenic bacterium is the prelude to recurrent and persistent urinary tract infections in humans. Patients suffering from diabetes mellitus are more prone to contract urinary tract infections. In a study of women, despite longer treatments with a more potent antibiotic, these patients also have more often recurrences of urinary tract infections compared with women without diabetes. Type 1 fimbriae are the most important virulence factors used not only for adhesion of E. coli in the urinary tract, but also for the colonization by E. coli in patients with Crohn's disease or ulcerative colitis. It appears that the increased prevalence of urinary tract infections in diabetic women is not the result of a difference in the bacteria, but is due to changes in the uroepithelial cells leading to an increased adherence of E. coli expressing type 1 fimbriae. Hypothetically, these changes are in the glycosylation of the infected cells. The present article focuses on possible underlying mechanisms for glycosylation changes in the uroepithelial cell receptors for FimH. Like diabetes, bacterial adhesion induces apoptosis that may bring the endoplasmic reticulum membrane with immature mannosylated glycoproteins to the surface. Indicatively, clathrin-mediated vesicle trafficking of glucose transporters is disturbed in diabetics, which would interfere further with the biosynthesis and localization of complex N-linked glycans.
Sulla base di questo lavoro il D-mannosio ha un'altra importante funzione. Essendo un importante componente della stessa mucosa vescicale, va a ricostituire lo strato protettivo (strato di GAG, ovvero GlucosAminoGlicani) laddove esso sia stato distrutto dalle molteplici infiammazioni, che hanno tolto protezione al tessuto sottostante, molto più delicato, rendendo la vescica molto più sensibile all'azione aggressiva di sostanze acide, sostanze irritanti, batteri e microtraumi meccanici (come quelli da rapporto sessuale). Probabilmente è questo il motivo per cui anche persone affette da cistite non batterica e cistite interstiziale (quindi che non presentano batteri nelle urine) traggono giovamento dall'assunzione di d-mannosio.
E' stato dimostrato che il d-mannosio si lega non solo ai batteri, ma anche alle tossine che essi producono per danneggiare lo strato dei GAG e raggiungere lo strato di mucosa più profonda in cui poi si annidano.
Infine il d-mannosio inibisce anche la formazione del biofilm che molti batteri sono in grado di produrre. Il biofilm è una sostanza che avvolge il batterio stesso creandogli una potente corazza impenetrabile sia dagli elementi del nostro sistema immunitario, sia da numerosi antibiotici. I batteri pertanto restano attaccati alle pareti vescicali protetti dal loro scudo e in questa condizione sono in grado di restare silenti per poi riattivarsi dietro lo stimolo di fattori scatenanti causando la reinfezione. Il d-mannosio limita la formazione di questo biofilm rendendo i batteri più deboli non solo verso gli antibiotici, ma anche verso le nostre stesse difese immunitarie, che saranno in grado di affrontare l'infezione con maggiori probabilità di successo.